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La lettera svelata

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La lettera svelata è un libro molto bello , non difficile da leggere , ma che presenta la guerra sotto il fattore umano di chi in prima linea ne perisce , ma anche di chi a casa aspetta che il soldato ritorni . La vicenda narra la storia di una lettera spedita ai propri genitori del Sottotenente Adolfo Ferrero del battaglione Val Dora , medaglia d’argento alla memoria , un ragazzo che ferito su una delle più cruente battaglie della guerra 1915-1918 sul Monte Sacro degli alpini , il monte Ortigara , che poi morì e fu sepolto nel monte Campanella , per poi essere riesumato e sepolto nell’Ossario Leiten di Asiago . Una storia che vide dopo circa 20 anni trovare il corpo del suo attendente con un’altra lettera molto simile alla prima . Leggetelo e poi con umiltà e dedizione salite in questi luoghi di grande sofferenza , mettendovi nei panno di quei giovani che li hanno perso la vita . La lettera e conservata al museo del Sacrario del Leiten

Cari genitori
Scrivo questo foglio nella speranza che non vi sia bisogno di farvelo pervenire.
Non ne posso fare a meno: il pericolo è grave, imminente. Avrei un rimorso se non dedicassi a voi questi istanti di libertà, per darvi un ultimo saluto. Voi sapete che io odio la retorica, …no, no, non è retorica quello che stò facendo. Sento in me la vita che reclama la sua parte di sole, sento le mie ore contate, presagisco una morte gloriosa, ma orrenda… Fra cinque ore qui sarà l’inferno. Tremerà la terra, s’oscurerà il cielo, una densa caligine coprirà ogni cosa, e rombi, e tuoni e boati risuoneranno fra questi monti, cupi come le esplosioni che in quest’istante medesimo odo in lontananza. Il cielo si è fatto nuvoloso: piove… Vorrei dirvi tante cose…tante…ma voi ve l’immaginate. Vi amo. Vi amo tutti tutti.
Darei un tesoro per potervi rivedere, …ma non posso… Il mio cieco destino non vuole.
Penso, in queste ultime ore di calma apparente, a te Papà, a te Mamma, che occupate il primo posto nel mio cuore, a te Beppe, fanciullo innocente, a te o Adelina.. addio.. che debbo dire?
Mi manca la parola, un cozzare di idee, una ridda di lieti, tristi fantasie, un presentimento atroce mi tolgono l’espressione… No, no, non è paura. Io non ho paura! Mi sento ora commosso pensando a voi, a quanto lasciò, ma so dimostrarmi dinanzi, ai miei soldati, calmo e sorridente. Del resto anche essi hanno un morale elevatissimo.
Quando riceverete questo scritto fattovi recapitare da un’anima buona, non piangete e siate forti, come avrò saputo esserlo io. Un figlio morto per la Patria non è mai morto.
Il mio nome resti scolpito indelebilmente nell’animo dei miei fratelli, il mio abito militare, e la mia fidata pistola (se vi verrà recapitata) gelosamente conservati stiano a testimonianza della mia fine gloriosa. E se per ventura mi sarò guadagnata una medaglia, resti quella a Giuseppe…
O genitori, parlate, frà qualche anno, quando saranno in grado di capirvi, ai miei fratelli, di me, morto a vent’anni per la Patria. Parlate loro di me, sforzatevi a risvegliare in loro ricordo di me… M’è doloroso il pensiero di venire dimenticato da essi… Fra dieci, venti anni forse non sapranno nemmeno più di avermi avuto fratello…
A voi poi mi rivolgo. Perdono, vi chiedo, se v’ò fatto soffrire, se v’ò dati dispiaceri. Credetelo, non fu per malizia, se la mia inesperta giovinezza vi à fatti sopportare degli affanni, vi prego volermene perdonare.
Spoglio di questa vita terrena, andrò a godere di quel bene che credo essermi meritato.
A voi Babbo e Mamma un bacio, un bacio solo che vi dica tutto il mio affetto. A Beppe a, Nina un altro. Avrei un monito: ricordatevi di vostro fratello. Sacra è la religione dei morti. Siate buoni. Il mio spirito sarà con voi sempre.
A voi lascio ogni mia sostanza. E’ poca cosa. Voglio però che sia da voi gelosamente conservata.
A Mamma, a Papà lascio… il mio affetto immenso. E’ il ricordo più stimolabile che posso loro lasciare.
Alla mia zia Eugenia il crocefisso d’argento, al mio zio Giulio la mia Madonnina d’oro. La porterà certamente. La mia divisa a Beppe, come le mie armi e le mie robe. Il portafoglio (l 100) lo lascio all’attendente.
Vi Bacio
Un bacio ardente di affetto dal vostro aff.mo Adolfo
Saluti a zia Amalia e Adele e ai parenti tutti.

Quella del Vajont

tina merlin

Questo libro parla di una donna , del suo coraggio e la ricorda non solo per il disastro del Vajont e per le sue lotte verso la SADE , dove si fece portavoce della popolazione , ma anche delle lotte partigiane e quelle per le donne , in un periodo difficile dove le donne iniziarono ad avere una certo coinvolgimento ed iniziarono ad essere considerate . Molto bello e molto biografico per una grande donna che affronto una vita molto intensa e difficile .

Il Coraggio di Tina Merlin sul disastro del Vajont

La Merlin, staffetta partigiana, conosceva ogni angolo dei paesi di Erto, Casso e Longarone e aveva percorso mille volte i boschi intorno al Monte Toc, dove doveva essere costruita la grande diga. Aveva parlato e parlato ancora con tutti gli abitanti che si opponevano alla costruzione della diga perché tutto il terreno di quelle zone era friabile e pericoloso, ma la SADE non voleva ascoltare niente e nessuno. Prima di tutto il profitto, poi la popolazione . La Merlin venne addirittura denunciata per diffamazione dalla SADE, ma i giudici l’assolsero dopo la testimonianza degli abitanti di Erto e Casso. Lei continuò ad andare avanti e i parlamentari della zona presentarono tutta una serie di interpellanze in Parlamento, ma non successe niente. La SADE era più forte di ogni altro potere e la diga fu costruita nonostante le prime frane e le grandi spaccature nel terreno. Poi il 9 ottobre del 1963 la tragedia con il precipitare del Monte Toc nell’invaso della diga. Arrivarono giornalisti da tutta Italia e dall’Europa, ma i pochi superstiti di Longarone, di Erto e Casso, impedirono loro di avvicinarsi ai pochi sassi che restavano dei paesi. Come racconteranno poi Indro Montanelli ed Enzo Biagi solo Tina Merlin, la nemica della SADE, poté passare. Gli uomini, davanti a lei, si toglievano il cappello e le donne l’abbracciavano piangendo.

Le tappe della Disfatta

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Questo libro , e scritto da Fritz Weber Tenente di artiglieria Austriaco disclocato all’inizio della guerra sullaltipiano di Asiago , sul Forte Busa verle , da qui parte la sua storia diretta vissuta sui campi di battaglia che vanno dall’altipiano di Asiago , Hermada  , fino agli altipiani carsici e al Piave . E scritto con l’umanità di chi ha vissuto ogni giorno con tutte le problematiche di questa guerra mantenendo quell’umanità ed umiltà dell’uomo comune in una guerra inutile , leggendolo prendevi il tempo di riflettere e capire …vi sembrerà di essere li con lui nel campo di battaglia . E scritto da uno che quindi stava dall’altra parte del sbarramento , ed e anche per questo un utilissimo strumento di valutazione per chi ha letto solo libri scritti dalla parte italiana , sia gli austriaci che gli italiani hanno combattuto  con coraggio e resistenza di fronte alle gravi perdite subite da ambo le parti . Voglio ricordare che una buona parte delle vicende sono accadute nelle montagne di casa nostra invitandovi a salire per chi può su questi luoghi divenuti zone sacre . Un libro indispensabile per chi vuole capire le vicende da parte del cosidetto Nemico , ma dal mio punto di vista …nemico non era .

Per questo mi chiamo Giovanni

per questo giovanni

Questo  bellissimo libro ,  per quanto parli di cruda realtà , può essere letto da tutti e scritto con la semplicità di un ragazzino , parla in terza persona , una bella storia , giusto per capire una realtà molto pesante , per iniziare voglio riportare le parole di questa donna che hanno fatto il giro del mondo

Rosaria Costa Schifani 

È sempre la ragazza di allora, l’icona del dolore e della rabbia, la vedova di ventidue anni salita sull’altare ai funerali del marito per lanciare un appello al perdono che diventò un monito agli uomini di Cosa Nostra. «Io, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato… chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro, ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c’è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare… Ma loro non cambiano, loro non vogliono cambiare»

Uomini senza onore , avete perduto . Avete commesso l’errore più grande perchè , tappando cinque bocche , ne avete aperto cinquanta milioni . Rosaria Schifani

Mia figlia di 14 anni lo ha letto ed lo ha usato come tesina per gli esami di terza media , io me lo sono acquistato per poterlo leggere i nomi sono tutti veri , ma la il lavoro dell’autore e molto bello perchè descrive i fatti come ne parlasse con suo figlio , credo che sia giusto ricordare , per non dimenticare mai , nella speranza che un giorno venga fatta giustizia ma sopratutto giustizia per i giusti.

La prefazione fatta dalla sorella di Giovanni , Maria che descrive questo libro :

Credo che nessun altra parola possa esprimere meglio la mia profonda gratitudine per questo prezioso strumento di trasmissione dei valori per cui si e sacrificato Giovanni . Il mio profondo augurio e che esso continui a circolare tra i ragazzi contribuendo a formare menti critiche e coscienze vigili , che saranno la luce delle azioni di domani . Maria Falcone  primavera del 2012

“Gli uomini passano le idee restano restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulla testa di altri uomini”  GIOVANNI FALCONE 

La montagna dentro

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Fare una recensione di questo libro può per l’argomento trattato essere cosa semplice , ma non lo è ed invito tutti coloro che credono sia così semplice a leggere il libro .

Io non sono un’alpinista , non mi reputo neanche un’atleta ; sono un semplice sportivo anche abbastanza mediocre , ma sono un montanaro quello si nel carattere , nel semplice fatto che sono nato in un paese ai piedi delle piccole dolomiti , ma questo libro mi ha proprio preso ,  forse perche sebbene a livelli molto amatoriali io mi sia immedesimato nel grande atleta che è Hervè Barmasse ho visto anche alcune delle sue serate , lui si che si può definire atleta , ma prima di tutto devo dire che l’aspetto umano di Hervè sia il suo più grande punto a favore , la sua ostinazione e la sua testardaggine hanno aiutato in queste sue imprese , ma non gli hanno mai fatto perdere quei valori di umiltà che solo gli uomini nati e vissuti per gran parte in montagna sanno di possedere . Credo che tante persone alpinisti e semplici amanti della montagna possano immedesimarsi in un libro così e possano condividere molte emozioni che escono da una piccola scalata di una falesia , ad un trekking di alcuni giorni anche solo nelle nostre montagne .

Io ho avuto l’onore di conoscere Hervè , in alcune serate ed posso affermare con certezza che la sua grandezza di atleta corre sempre con la sua grandissima umiltà . quell’umiltà di chi ha fatto molti sacrifici nella vita per poter diventare quello che ora è

GRAZIE HERVE’ PER IL TUO BELLISSIMO LAVORO

Voglio chiudere questa mia recensione con una sua frase che , mai mi sembra più adeguata a descrivere questo grande atleta:

“Ciò che ancora una volta mi ha insegnato la montagna è che non è importante la parete che decidiamo di scalare, la sua altezza o le sue difficoltà, ma lo spirito con cui l’affrontiamo, le emozioni e i sentimenti che ci può regalare” Hervè Barmasse

link : http://www.hervebarmasse.com/

linea continua

Alla luce del sole

Alla Luce del sole

 

Questo libro e tratto dal film di Roberto Faenza e anche se nella parte iniziale riproduce parte del copione e dei testi usati nei dialoghi del film , riporta nella seconda parte la storia di Padre Pino Puglisi assassinato dalla mafia il giorno del suo compleanno da Grigolo e Spatuzza . Con l’unica colpevolezza di rendere consapevoli i propri parocchiani davanti alla mafia , che la mafia non può prendere il posto dello stato , recuperando in un quartiere periferico di palermo con una situazione complessa di degrado e ignoranza , quelli  che sono i valori di uomini liberi , rompendo quel muro di omertà e ignoranza che facilita le cose alla criminalità organizzata .

« Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto »

(Papa Francesco ricorda Pino Puglisi il 26 maggio 2013)

Il 29 settembre viene nominato parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella: qui inizia la lotta antimafia di padre Giuseppe Puglisi.
Egli non tenta di portare sulla giusta via coloro che sono già entrati nel vortice della mafia, ma cerca di non farvi entrare i bambini che vivono per strada e che considerano i mafiosi degli idoli, persone che si fanno rispettare. Egli infatti, attraverso attività e giochi, fa capire loro che si può ottenere rispetto dagli altri anche senza essere criminali, semplicemente per le proprie idee e i propri valori. Si rivolge spesso ai mafiosi durante le sue omelie, a volte anche sul sagrato della chiesa.

Don Puglisi tolse dalla strada ragazzi e bambini che, senza il suo aiuto, sarebbero stati risucchiati dalla vita mafiosa, e impiegati per piccole rapine e spaccio. Il fatto che lui togliesse giovani alla mafia fu la principale causa dell’ostilità dei boss, che lo consideravano un ostacolo. Decisero così di ucciderlo, dopo una lunga serie di minacce di morte di cui don Pino non parlò mai con nessuno. Nel 1992 venne nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 93 inaugurò a Brancaccio il centro Padre Nostro per la promozione umana e la evangelizzazione.

Peppino Impastato anatomia di un depistaggio

Peppino impastato

 

Un libro molto interessante ideale per capire come funzionano le cosa in Italia , come vengono depistate le indagini da chi è al potere e dovrebbe difendere ogni singolo cittadino , non ci sarebbe altro da dire i fatti dimostrano sempre che nelle persone non esiste la bontà delle parole . Questo libro è un omaggio a chi come Mamma Felicia e tutti i compagni di Peppino hanno dimostrato che il depistaggio è stato cosi forte e assurdo che non poteva passare innoservato , e che lo stato non è dalla parte del popolo , ma dalla parte di chi muove molto denaro , sia che sia la malavita organizzata o sia qualunque persona al potere.

Un plauso lo voglio fare a tutte quelle persone oneste che popolano la Sicilia , a chi non ne vuole più sapere della mafia a chi stanco di tutto denuncia . A tutte queste persone che lottano ogni giorno per la legalità perche credono che si possa cambiare , anche a tutte le associazioni che combattono questo male che fortemente radicato e che non si riesce ad estirpare.

Io ho avuto l’onore e la possibilità di conoscere Giovanni Impastato , fratello di Peppino le sue parole le sue frasi di speranza fanno si che Peppino sia ancora tra noi “Peppino e vivo ” e ” M’aviti risuscitato me figghiu” credo che siano molto di più che frasi di circostanza .

Voglio ricordare che la giustizia e stata resa a Peppino dopo 22 anni , per fare capire quanto male funzioni la giustizia italiana

Sia fatta la tua volontà

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«Con ironia, fermezza e coraggio,
Stefano è stato in grado di ripercorrere
le tappe della sua esperienza, e il suo libro
è una testimonianza toccante e profonda
di una vita resa straordinaria dall’intensità
con la quale è stata vissuta».
[Katia Cocchi, moglie di Stefano]

In genere non leggo dei romanzi , perchè non mi piacciono le storie che non hanno una trama di vita vissuta , questo libro è un romanzo , ma scritto con grande coraggio e ironia da chi sapeva di essere sul punto di morire per un male incurabile , ripercorrendo la propria vita in ogni singola tappa , mi è piaciuto molto e consiglio non solo di leggerlo , ma di viverlo con l’intensità di come è stato scritto .

Inserisco anche il link dell’autore e  vi invito a visitare il suo sito :       Stefano Baldi, nato e cresciuto nella sua adorata Maddalena di Cazzano (frazione di Budrio, Bo), è morto di un male incurabile, a 34 anni, nel gennaio 2009. Questo romanzo, terminato pochi giorni prima della sua scomparsa, è il suo potente lascito di speranza.

link : http://www.stefanobaldi.net/

Nomadi il suono delle idee

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Questo libro e una biografia del gruppo Nomadi nato nel 1963 , e stato fatto nel 1993 in occasione dei 30 anni del gruppo , un gruppo che ha fatto la storia della musica italiana coinvolgendo diverse generazioni , dedicato a tutti quelli come me affetti da Nomadismo

Il grande airone

faustocoppi

Un grande libro che racconta la storia e la vicende , e se così si può dire le sfortune di un grande campione , il campionissimo Fausto Coppi , non servono altre parole per descrivere questo libro .