Un libro indispensabile per chi vuole capire , approfondire quella vicenda successa nel 1915-1918 , ovvero la prima guerra mondiale , un resoconto crudo e duro , in un fronte difficile di alta montagna scritto da Antonio Berti alpinista e medico nato a Venezia e morto a Padova nel 1956 .Un libro incredibile che narra quelle piccole battaglie che hanno reso queste nostre montagne teatro di sanguinosi scontri di pattuglie e plotoni lontani dagli attacchi in forze , dove la strategia notturna e di avere una posizione ad una quota maggiore rendeva l’attaccante più avvantaggiato
Piccolo racconto Paterno e Sasso di Sesto
Gli italiani iniziano il fuoco di artiglieria dal Paterno e fuoco delle mitragliatrici , uccidendo buona parte degli austriaci che si vedono perduti non conoscendo il complesso sistema labirintico , non riescono ad uscire senza munizioni combattono all’arma bianca , a mezzogiorno il Sasso è stato sgomberato dagli austriaci , drammatico è il racconto dall’aspirante ufficiale Von Lachmuller :
La nostra situazione appariva ormai solida e inattaccabile; ma si verificarono due fatti del tutto imprevisti. D’improvviso, senza che alcuno potesse comprendere come, i meandri più reconditi del sasso di Sesto ci apparvero stipati di italiani. Indubbiamente dovevano esserci, alla base del Sasso, una o più caverne, che non erano state individuate dai nostri quando lo avevano occupato nell’oscurità della notte e dalle quali al mattino gli italiani riuscirono a penetrare e le posizioni perdute. Che valeva, se ora qua ora là, noi riuscivamo a occludere con sacchi di sabbia l’imbocco di una galleria e ad appostarvi uno o due uomini per abbattervi ogni italiano che entrasse? Il sasso di sesto ci appariva come il labirinto di una tana di talpe, nel quale progressivamente penetravano e si distribuivano nemici. Più di metà della nostra piccola guarnigione era già caduta nelle loro mani. E poi venne la seconda cosa, o meglio non venne: chè, per quanto guardassimo verso la nostra linea, non si vedevano raggiungere i rinforzi sospirati, nè per la galleria, nè per il dosso nervoso. Sempre più infuriava il lancio delle granate e il fuoco dei fucili nelle viscere del Sasso è sempre più finivamo respinti verso le cima…
Valle Sassovecchio e Fiscalina
La notte del 27 agosto una compagnia di Alpini , una di Bersaglieri ed un plotone di Genieri , partono per un azione nella Valle Sassovecchio , passano sotto le posizioni austriache vicino i laghetti dei Piani , dopo aver tagliato i filo spinato sorge l’alba e non riescono procedere, la colonna viene bersagliata dal nemico dispergendosi tra i mughi mentre nella notte riescono a raggiungere la cascata del Rio. Nelle prime ore del 28 un plotone raggiunge sotto la cima dell’Una e le creste dell’alta val Fiscalina bloccando un reparto avversario , distrugge i reticolati , disturbando il nemico che stava lavorando in trincea , un’alpino avanzando cautamente a carponi attraverso i massi riuscendo a ghermire la piccozza del comandante nemico… La colonna tenta ancora ad avanzare supportata da una batteria da campagna posizionata sulla Forcella Pian di Cengia ed un pezzo posizionato sulla Forcella Camoscetto , ma nn riesce a sostenere il tiro delle batterie austriache , anche se la lotta risulterà vana , l’avversario e praticamente invisibili . La notte del 30 vengono raggiunti da un’altro plotone si prova ad inviare pattugli per stanare il nemico , ma risultano vane , conosce troppo bene le zone e snidarlo è impossibile di giorno i cecchini , i movimenti vengono visti e di notte il riflettore posizionato sulle Grande della Lavaredo sorveglia tutta la zona. Riescono ad occupare un torrione roccioso che verrà trasformato in un caposaldo avanzato chiamato Totenkopf dagli austriaci , Testa di Morto . Nel novembre del 15 gli austriaci decidono l’attacco per eliminare il caposaldo divenuto una fortezza al comando da un Tenente Bavare del Leibregiment ,tre esperti scalatori ed una squadra di Standschutzen . Lattacco e nella notte complice la nevicata e l’oscurità , mentre la foschia copre i loro movimenti, il tenete tedesco raggiunge la scala interna è mentre inizia la salita scorge due occhi nel buio , è un alpino , una lotta furibonda mentre l’alpino viene spinto nel burrone ma prima di cadere riesce a dare l’allarme , gli italiani occorrono e gli austroungarici sfuggono nel buio , trascorse alcune ore il tenente austriaco mentre dorme sulla tenda viene svegliato da un soldato per i continui lamenti , certamente era l’alpino caduto, il tenente ha ancora davanti gli occhi dell’alpino e non esita ad uscire per vedere di cosa si tratta, vede l’alpino con gli occhi chiusi che ogni tanto alza la mano ed invoca la mamma. Anche gli italiani sentono i lamenti e si organizzano per recuperarlo. L’ufficiale tedesco parte tentando di raggiungere l’alpino, in questo momento guerra ed odio nn esistono più , i cauti movimenti dell’ufficiale si avvicina al ferito :
Davanti al tenente , il soldato giaceva inerme con il viso contratto dal dolore No questo soldato nn è più il nemico , il tenente lo solleva delicatamente con le braccia e lo trasporta con passo deciso e tranquillo verso le linee nemiche a pochi passo dalla posizione italiana guarda l’alpino, i suoi occhi non erano più timorosi , ma profonda gratitudine . Un giovane era davanti a lui irrigidito nel saluto con voce alta disse “Grazie Camerata Tedesco”. L’ufficiale italiano accompagna il Tenente Tedesco verso la linea nemica arroccata sulla cresta Rocciosa , si arresta fece il saluto rimanendo con gli occhi fissi quasi aproteggerlo fino a quando nn rientra nelle proprie linee .