Archivio | febbraio 2014

La prima guerra mondiale a Castelgomberto e Sovizzo

Castelgomberto e sovizzo

Ho ritenuto doveroso , più che recensire riportare totalmente l’introduzione a questo libro-archivio fotografico molto bello ed interessante in omaggio alla autrice Dina Tamiozzo

La prima guerra mondiale , evento tra i più tragici e drammatici di questo secolo coinvolse milioni di uomini e donne cagionando lutti ed immani sofferenze .Nemmeno il nostro paese fu estraneo a quelle vicende e , pur essendo trascorsi ottant’anni dalla fine del conflitto , gli ormai pochi superstiti ricordano ancora i voli ma anche gli incidenti talvolta mortali sui campi di aviazione militare di Castelgomberto , Trissino e Sovizzo ; la numerosa presenza di soldati italiani , francesi e inglesi addetti alla costruzione di ponti , strade e trincee; l’ansia della popolazione timorosa di dover sfollare da un momento all’altro. Spinta dall’esigenza che questo patrimonio di memorie non andasse perduto , ho ascoltato i racconti di chi, oggi novantenne e all’epoca bambino , fu precocemente maturato da quegli avvenimenti , ho consultato archivi , ho raccolto documenti e sopratutto foto e cartoline , le cui immagini inedite risalgono al periodo in cui Castelgomberto e Sovizzo vennero a trovarsi nelle immediate retrovie della zona di guerra Iniziai questo lavoro , che va ad aggiungersi alle numerose pubblicazioni esistenti sulla grande guerra , nel 1991 da un letto di ospedale grazie all’incoraggiamento e alla preziosa collaborazione di Claudio Rossetto , che mise a mia disposizione la sua collezione di cartoline dell’epoca e mi procurò altri documenti . Con esso ho la speranza di portare un piccolo contributo alla conoscenza della nostra storia locale , nel periodo in cui la guerra era ” a casa nostra” .

Affido l’opera ai lettori anziani perché ricordino , ai giovani perché possano gustare un buon numero di inediti “in pace”

Valle di Castelgomberto 12/5/1998                                            Dina Tamiozzo

L’impostore

perlasca

Recensione tratta dalla Fondazione Giorgio Perlasca  http://www.giorgioperlasca.it/Home.aspx

Quella di Giorgio Perlasca è la straordinaria vicenda di un uomo che, pressoché da solo, nell’inverno del 1944-1945 a Budapest riuscì a salvare dallo sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica inventandosi un ruolo, quello di Console spagnolo, lui che non era né diplomatico né spagnolo.

Tornato in Italia dopo la guerra la sua storia non la racconta a nessuno, nemmeno in famiglia, semplicemente perché riteneva d’aver fatto il proprio dovere, nulla di più e nulla di meno.
Se non fosse stato per alcune donne ebree ungheresi da lui salvate in quel terribile inverno di Budapest la sua storia sarebbe andata dispersa. Queste donne, a fine degli anni ’80 misero sul giornale della Comunità ebraica di Budapest un avviso di ricerca di un diplomatico spagnolo, Jorge Perlasca, che aveva salvato loro e tanti altri correligionari durante quei mesi terribili della persecuzione nazista a Budapest e alla fine della ricerca ritrovarono un italiano di nome Giorgio Perlasca.
Il destino decise che la storia di Giorgio Perlasca venisse conosciuta e ora il suo nome si trova a Gerusalemme, tra i Giusti fra le Nazioni, e un albero a suo ricordo è piantato sulle colline che circondano il Museo dello Yad Vashem.
La storia di Giorgio Perlasca dimostra come per ogni individuo è sempre possibile fare delle scelte alternative anche nelle situazioni peggiori, in cui l’assassinio è legge di stato e il genocidio parte di un progetto politico.
A chi gli chiedeva perché lo aveva fatto, rispondeva semplicemente: “. . . ma lei, avendo la possibilità di fare qualcosa, cosa avrebbe fatto vedendo uomini, donne e bambini massacrati senza un motivo se non l’odio e la violenza?

PER NON DIMENTICARE MAI

IL GIUSTO TRA LE NAZIONI

I Giusti, secondo quanto messo in rilievo dal museo dell’Olocausto di Gerusalemme (lo Yad Vashem), sono quegli uomini che hanno saputo individuare il male e hanno rischiato la loro vita per salvare delle altre vite minacciate da un progetto totalizzante di tipo politico, sociale o religioso.

A ciascuno di questi uomini lo Yad Vashem ha dedicato un albero nel “Giardino dei Giusti delle Nazioni”. Uno di questi porta il nome di Giorgio Perlasca.